Oggi è Santa Lucia che, insieme a Santa Rosalia e a Sant'Agata, suscita da secoli tanta devozione in Sicilia. Nella mia terra, rispettivamente a Siracusa, Palermo e Catania, le tre grandi Sante hanno avuto i natali, ma Santa Lucia è delle tre la più conosciuta e amata in Italia e all'estero. Basti pensare alla famosa processione che in suo onore si fa in Svezia, con tanto di fanciulle biancovestite con una corona di candele accese sulla testa. Come facciano quelle candele a rimanere accese nel vento gelido svedese non lo capirò mai.
Per i bimbi del nord d'Italia, soprattutto in Lombardia, oggi è invece l' occasione per ricevere regali pre-natalizi.
Qui in Sicilia la festa della Santa protettrice della vista si caratterizza per le particolari tradizioni culinarie. Lo chiamiamo comunemente "Digiuno di Santa Lucia", ma in realtà non si digiuna per niente. Anzi si mangiano delle vere leccornie come la "cuccìa" (notare l'accento che ho volutamente segnato. La parola infatti si pronuncia diversamente dalla cuccia=casetta per cani), gli arancini, cioè i supplì di riso ripieni di ragù con piselli o di besciamella-prosciutto-mozzarella, le panelle, cioè le frittelle di farina di ceci, tipico cibo di strada dei paesi del palermitano. La sera poi non può mancare la zuppa di ceci.
Tutto il ben di Dio che ho elencato non si mangia solo a Santa Lucia. Gli arancini, il panino con le panelle e anche la zuppa di ceci si gustano tutto l'anno, ma la cuccìa no. E' un piatto tipico di questa nostra festa.
La cuccìa non è altro che il grano cotto . Viene preparato in ricordo di un miracolo attribuito alla Santa siracusana, mentre per tutto il giorno, per devozione, non si mangia nulla che sia fatto con la farina di grano, quindi niente pane, pasta, biscotti, ecc...
Il grano viene messo a bagno in acqua fredda il giorno prima e poi si fa bollire a lungo, con foglie d'alloro, anche tre ore se non si usa la pentola a pressione, finché i chicchi non sono teneri.
Poi viene servito sgocciolato e mescolato con crema di latte, semplice o al cacao, oppure con crema di ricotta, la stessa del ripieno dei famosi cannoli, per intenderci.
Qualcuno però preferisce mangiare la cuccìa nella zuppa insieme ai ceci, anche questi messi a bagno il giorno prima e cotti per ore e ore con cipolla, sedano e filetti di pomodoro pelato.
Per tradizione chi cucina la cuccìa ne dona sempre un po' ai vicini di casa o ai parenti.
A me quest'anno, come quasi sempre accade, l'ha regalata mia madre, insieme ad una buonissima zuppa di ceci che questa sera a cena ha riscaldato la mia famiglia, condita con un filo d'olio extravergine d'oliva (frutto della mia faticosa raccolta!) e un po' di peperoncino piccante in polvere.
Quella che vedete nella prima foto è invece la cuccìa con la crema di ricotta che ho preparato oggi pomeriggio, dopo tre lunghe ore di riunioni a scuola.
Ho messo poco zucchero (in genere se ne mette circa un terzo del peso della ricotta, io ne metto meno per la maledetta dieta) nella ricotta di pecora ben scolata, mescolando per bene. Poi ho passato la crema al setaccio fine. Questo è un passaggio obbligato per ottenere una crema vellutata, senza l'ombra di un grumo. Infine ho aggiunto del cioccolato fondente tritato. Non ho usato i canditi tagliati a pezzetti piccolissimi, ma in genere si aggiungono. Di solito è immancabile almeno un po' di zuccata a piccolissimi cubetti, cioè la zucca bianca candita che avrete sicuramente visto come decorazione della cassata siciliana.
Ho messo nella ciotola della crema la cuccìa bollita che mi ha preparato la mamma , dopo averla fatta sgocciolare a lungo in un colapasta, e ho amalgamato bene. Ho disposto il tutto nel piatto da portata e ho completato con cioccolato tritato e cannella in polvere.
Notare la ciotola very very vintage in cui ho servito la cuccìa. Fa parte di un antico servizio da macedonia che è un vero e proprio cimelio di famiglia. Miracolosamente integro nonostante la veneranda età.
Che ci volete fare, ogni tanto mi piace tirar fuori qualche ricordo delle nonne o delle bisnonne. Sono piccole, povere cose, nulla di prezioso in verità, che però sono state conservate con cura e che mi fanno sentire ancora vicine quelle figure dolci ,preziose, loro sì, che hanno lasciato un segno indelebile dentro di me. Oggi per esempio mi è capitato di pensare alla mia nonna materna che ho perduto quando avevo solo sette anni e che per Santa Lucia comprava sempre i fichi secchi e le noci. Poi sgusciava le noci e metteva mezzo gheriglio all'interno del fico secco chiudendolo a mo' di sandwich. Quanto mi piacevano! Eravamo felici con poco noi bambini di una volta. Oggi i miei figli farebbero una smorfiaccia al solo sentirli nominare i fichi secchi. Ah ah!